Il giorno 27 maggio il Collegio Ingegneri di Venezia, insieme agli Ordini degli Ingegneri di Venezia e di Rovigo, ha organizzato una Visita Tecnica alle opere del MoSE, accompagnata da un’escursione nella laguna nord.
La visita è stata organizzata dall’ingegnere Giovanni Cecconi, che per anni ha lavorato al Consorzio Venezia Nuova e conosce approfonditamente le problematiche della laguna e del progetto di chiusure mobili alle bocche di porto. Ci ha accompagnati durante la visita anche l’ingegner Hermes Redi, Direttore Tecnico del Consorzio Venezia Nuova, che assieme a Cecconi ci ha illustrato compiutamente le origini del progetto, la sua evoluzione nel tempo, le fasi della sua realizzazione, fino alla sua messa in esercizio. Come noto, infatti, anche se mancano da completare alcune opere accessorie (come le conche di navigazione per garantire il transito dei natanti durante i periodi di chiusura la cui ultimazione è comunque prevista entro la fine del corrente anno), il MoSE è operativo dal 2020: è stato messo in funzione in occasione di una cinquantina di eventi di acqua alta, difendendo efficacemente la città.
L’escursione è avvenuta sulla motonave Osvaldo, che ha accolto il folto gruppo di partecipanti (circa una novantina tra ingegneri e alcuni accompagnatori) all’isola del Tronchetto, per fare rotta verso l’isola artificiale del Baccan, dove è stata allestita la Control Room per il governo del sistema delle paratie mobili. L’opera è unica al mondo nel suo genere; ha avuto una gestazione lunghissima e doveva sottostare alle rigide condizioni imposte dalla legislazione speciale che il Parlamento aveva emanato per difendere Venezia dalle acque alte, dopo l’evento disastroso del 1966, dove la marea ha toccato la quota mai più raggiunta di 1,94 m.
Si sono quindi susseguiti anni di studi e approfondimenti, sono stati chiamati i più noti esperti internazionali, si sono analizzati gli interventi realizzati in altre parti del mondo (tra cui in Olanda e sul Tamigi a valle di Londra) prima di arrivare alla scelta definitiva, che è assolutamente originale. L’opera è composta da quattro serie di paratoie adagiate sul fondo, una per ciascuna delle bocche di porto di Chioggia e Malamocco, mentre la bocca di Lido è stata divisa in due tratte dall’isola del Baccan, per cui gli sbarramenti sono quattro, per un totale di 78 paratoie. Ciascuna paratoia è costituita da un grande cassone in acciaio, vuoto al suo interno, incernierato da un lato alla struttura di fondo. In condizioni di riposo le paratoie sono piene d’acqua e adagiate sulla struttura di fondo, mentre in condizioni di alta marea vengono alzate facendole ruotare sulle cerniere di fondo, fino a raggiungere l’angolatura necessaria per costituire uno sbarramento tra il mare e la laguna. Il sollevamento delle paratoie si ottiene insufflando aria al loro interno e facendone uscire l’acqua, sfruttando la spinta di Archimede. Le paratoie normalmente non sono visibili, si possono vedere soltanto quando vengono alzate, e questo, a regime, avverrà quando la marea supera i 110 cm s.m.m.. Il progetto complessivo di salvaguardia prevede infatti di difendere Venezia creando dei marginamenti nelle varie insule della città fino alla quota di 110 cm, e alzando le paratoie in caso di maree superiori.
Al Baccan ci siamo divisi in due gruppi: mentre un gruppo nella Control Room veniva informato sulle caratteristiche dell’opera e sulle modalità di funzionamento, il secondo gruppo scendeva nella galleria sotterranea che congiunge il Baccan alla sponda del Lido, creata all’interno della struttura alla quale sono agganciate le paratoie mobili. Nella galleria sotterranea, posta a quota -19,50, si sono viste le cerniere e i complessi sistemi meccanici necessari al funzionamento della macchina.
Terminata la visita al MoSE il gruppo è risalito sulla motonave, diretto all’isola di Torcello, dove abbiamo pranzato in un ristorante molto caratteristico, sotto un pergolato circondato da un ampio giardino.
Dopo di ché si è ripresa la navigazione sui canali della laguna nord, per vedere le opere di ripristino belle barene. Infatti, le opere a salvaguardia della laguna, non consistono soltanto nella realizzazione delle opere di sbarramento, ma comprendono molte altre opere, tra cui il marginamento delle aree a quota inferiore a cm 110, ma anche la ricostruzione morfologica della laguna. La laguna è infatti un ambiente instabile, soggetto a modificazioni che dipendono dall’azione delle maree, dalle correnti, dal trasporto solido dei fiumi, e da molti altri fattori. La laguna però è un ambiente fortemente antropizzato: l’uomo, nel corso dei secoli, ha profondamente modificato l’ambiente lagunare, attraverso la diversione dei fiumi Brenta, Piave e Sile, le cui foci sono state estromesse dal bacino lagunare, ma anche con l’escavo di numerosi canali per consentire la navigazione.
Il tema della ricomposizione morfologica è uno dei temi sui quali si è più studiato, per ripristinare il miglior grado di naturalità delle aree lagunari. Per questo sono state realizzate opere per la ricostruzione di barene: ne abbiamo visto due begli esempi nei pressi dell’isola di Murano: due aree emerse che sono diventate oasi naturalistiche, dove trova un habitat ideale una ricca avifauna, tra cui i fenicotteri.
Prima di tornare al Tronchetto per lo sbarco, siamo passati anche all’Arsenale, dove abbiamo potuto vedere la complessa apparecchiatura che verrà utilizzata per lo smontaggio e la manutenzione delle paratoie. È previsto infatti che le singole paratoie vengano periodicamente smontate dalla loro sede, portate in cantiere per i lavori di manutenzione, prima di essere riposizionate nella loro sede.
È stata una giornata davvero interessante: il nostro sentito ringraziamento a Giovanni Cecconi ed Hermes Redi per le spiegazioni, gli approfondimenti e la passione che ci hanno dimostrato.