Venerdì 23 ottobre abbiamo fatto la visita all’impianto idrovoro di Cà Bianca e all’area umida di Cà di mezzo.
Arrivati all’impianto idrovoro siamo stati accolti dall’Ing. Giuseppe Gasparetto Stori, del Consorzio Adige Euganeo, e dai suoi collaboratori. All’interno la grande sala delle pompe era stata allestita in modo da rispettare le norme anti COVID.
Realizzato nel 1925, l’impianto idrovoro Cà Bianca garantisce il deflusso nella Laguna di Venezia delle acque provenienti da 14 idrovore, per un bacino complessivo di 24.400 ettari. E’ costituito da 8 gruppi di pompaggio, quattro con due pompe centrifughe da 5.700 l/sec e quattro con due pompe da 5.300 l/sec. Fino a pochi decenni fa, con i suoi 45 mc/sec di portata, era il più potente impianto idrovoro d’Italia.
Dopo una breve presentazione fatta dal Presidente del Collegio Sandro Boato, l’Ing. Gasparetto ha svolto un’interessante e completa presentazione del Consorzio di bonifica, ha illustrato i territori, arricchendo la presentazione con una nutrita serie di riferimenti storici, a partire dagli interventi dei monaci Benedettini in epoca medioevale, citando poi gli interventi della Repubblica di Venezia, l’avvento del Regno d’Italia che, basato sulle esperienze piemontesi, poco conosceva il territorio della bonifica padana, fino alle grandi opere di bonifica realizzate durante il ventennio. Ha parlato quindi degli effetti dell’urbanizzazione “impetuosa” e poco controllata del secondo dopoguerra, che ha avuto effetti importanti sui territori agrari, sconvolgendo il regime delle acque. Infine ha illustrato la situazione dei giorni nostri e gli effetti dell’eustatismo, fenomeno strettamente correlato ai cambiamenti climatici, che tanta influenza potrà avere sui nostri territori. L’Ingegnere ha fatto riferimento inoltre al fenomeno della subsidenza, molto rilevante in questi territori, in quanto ha portato ad un abbassamento dei terreni anche di alcuni metri e alla necessità di sviluppare in modo sempre più completo il sistema della bonifica, senza il quale non sarebbe possibile la vita in vasta parte dei territori.
Successivamente ci stiamo spostati all’area umida di Cà di Mezzo, in comune di Correzzola (PD), dove ci ha accolto il Dott. Marco Carrer, dell’Università di Padova, che segue le attività sperimentali che vengono eseguite nell’area. L’area di Cà di Mezzo è nata come area sperimentale per la rimozione dei cosiddetti “nutrienti” (azoto e fosforo) dalle acque della rete idrografica superficiale. Infatti, molta parte dell’inquinamento della Laguna di Venezia proviene dalle attività agricole. Il Piano Direttore per il disinquinamento della Laguna di Venezia, strumento programmatorio regionale che definisce le opere di disinquinamento, prevede quindi di intervenire anche sull’inquinamento di origine agricola, realizzando tra l’altro, le cosiddette aree umide, ovvero bacini di calma, dove vengono messe a dimora piante adatte ad assorbire i nutrienti abbassando così la concentrazione nelle acque sversante in Laguna. L’area di Cà di mezzo fu la prima ad essere realizzata dal Consorzio di bonifica, e l’attività di sperimentazione fu affidata all’Università di Padova. L’area della superficie di 30 ettari, può invasare circa 500.000 mc d’acqua del Canale Altipiano, permettendo di allungare il tempo di permanenza e favorire i fenomeni fisici, chimici e biologici naturali della fitodeputazione. Il dott. Carrer ci ha illustrato le attività e il funzionamento dell’area, che è diventata importante anche dal punto di vista naturalistico, essendo habitat per numerose di specie di uccelli e altra fauna selvatica.
Al termine abbiamo avuto un piacevole fuori programma grazie all’ Ing. Gasparetto che ha proposto di illustrarci l’impianto idrovoro Barbegara in comune di Correzzola. Questo impianto è stato realizzato nel 1925, e garantisce lo smaltimento nella laguna di Venezia delle acque provenienti da un bacino di oltre 7.300 ettari, posto in parte sotto il livello del mare. È strutturato con quattro pompe centrifughe Tosi della portata di 3.100 mc/sec ciascuna. L’impianto è interessante anche dal punto di vista architettonico, in quanto presenta una struttura in stile neogotico, e per il pannello di comando originale, realizzato con lastre di marmo di Carrara.
Il succesivo pranzo presso una trattoria della zona ha concluso la visita.
Arrivati all’impianto idrovoro siamo stati accolti dall’Ing. Giuseppe Gasparetto Stori, del Consorzio Adige Euganeo, e dai suoi collaboratori. All’interno la grande sala delle pompe era stata allestita in modo da rispettare le norme anti COVID.
Realizzato nel 1925, l’impianto idrovoro Cà Bianca garantisce il deflusso nella Laguna di Venezia delle acque provenienti da 14 idrovore, per un bacino complessivo di 24.400 ettari. E’ costituito da 8 gruppi di pompaggio, quattro con due pompe centrifughe da 5.700 l/sec e quattro con due pompe da 5.300 l/sec. Fino a pochi decenni fa, con i suoi 45 mc/sec di portata, era il più potente impianto idrovoro d’Italia.
Dopo una breve presentazione fatta dal Presidente del Collegio Sandro Boato, l’Ing. Gasparetto ha svolto un’interessante e completa presentazione del Consorzio di bonifica, ha illustrato i territori, arricchendo la presentazione con una nutrita serie di riferimenti storici, a partire dagli interventi dei monaci Benedettini in epoca medioevale, citando poi gli interventi della Repubblica di Venezia, l’avvento del Regno d’Italia che, basato sulle esperienze piemontesi, poco conosceva il territorio della bonifica padana, fino alle grandi opere di bonifica realizzate durante il ventennio. Ha parlato quindi degli effetti dell’urbanizzazione “impetuosa” e poco controllata del secondo dopoguerra, che ha avuto effetti importanti sui territori agrari, sconvolgendo il regime delle acque. Infine ha illustrato la situazione dei giorni nostri e gli effetti dell’eustatismo, fenomeno strettamente correlato ai cambiamenti climatici, che tanta influenza potrà avere sui nostri territori. L’Ingegnere ha fatto riferimento inoltre al fenomeno della subsidenza, molto rilevante in questi territori, in quanto ha portato ad un abbassamento dei terreni anche di alcuni metri e alla necessità di sviluppare in modo sempre più completo il sistema della bonifica, senza il quale non sarebbe possibile la vita in vasta parte dei territori.
Successivamente ci stiamo spostati all’area umida di Cà di Mezzo, in comune di Correzzola (PD), dove ci ha accolto il Dott. Marco Carrer, dell’Università di Padova, che segue le attività sperimentali che vengono eseguite nell’area. L’area di Cà di Mezzo è nata come area sperimentale per la rimozione dei cosiddetti “nutrienti” (azoto e fosforo) dalle acque della rete idrografica superficiale. Infatti, molta parte dell’inquinamento della Laguna di Venezia proviene dalle attività agricole. Il Piano Direttore per il disinquinamento della Laguna di Venezia, strumento programmatorio regionale che definisce le opere di disinquinamento, prevede quindi di intervenire anche sull’inquinamento di origine agricola, realizzando tra l’altro, le cosiddette aree umide, ovvero bacini di calma, dove vengono messe a dimora piante adatte ad assorbire i nutrienti abbassando così la concentrazione nelle acque sversante in Laguna. L’area di Cà di mezzo fu la prima ad essere realizzata dal Consorzio di bonifica, e l’attività di sperimentazione fu affidata all’Università di Padova. L’area della superficie di 30 ettari, può invasare circa 500.000 mc d’acqua del Canale Altipiano, permettendo di allungare il tempo di permanenza e favorire i fenomeni fisici, chimici e biologici naturali della fitodeputazione. Il dott. Carrer ci ha illustrato le attività e il funzionamento dell’area, che è diventata importante anche dal punto di vista naturalistico, essendo habitat per numerose di specie di uccelli e altra fauna selvatica.
Al termine abbiamo avuto un piacevole fuori programma grazie all’ Ing. Gasparetto che ha proposto di illustrarci l’impianto idrovoro Barbegara in comune di Correzzola. Questo impianto è stato realizzato nel 1925, e garantisce lo smaltimento nella laguna di Venezia delle acque provenienti da un bacino di oltre 7.300 ettari, posto in parte sotto il livello del mare. È strutturato con quattro pompe centrifughe Tosi della portata di 3.100 mc/sec ciascuna. L’impianto è interessante anche dal punto di vista architettonico, in quanto presenta una struttura in stile neogotico, e per il pannello di comando originale, realizzato con lastre di marmo di Carrara.
Il succesivo pranzo presso una trattoria della zona ha concluso la visita.
Ecco le foto della Visita Tecnica: