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Visita Guidata a due Gioielli Segreti


Il giorno 5 febbraio un gruppo di iscritti al Collegio Ingegneri Venezia e alcuni accompagnatori hanno visitato due gioielli dell’architettura e dell’arte veneziana: la scala Contarini del bovolo e il Complesso dell’Ospedaletto, oggi di proprietà dell’I.R.E. Venezia. Il gruppo è stato accompagnato nelle due visite dall’ottima guida Laura Fregona, che ha raccontato la storia dei monumenti e ne ha illustrato le loro caratteristiche artistiche e architettoniche.

La scala Contarini del bovolo è una scala a chiocciola (bovolo in veneziano) fatta costruire dai Contarini nel 1499 come scala di sicurezza antincendio, ma con lo scopo principale di arricchire il palazzo, situato nei pressi di Campo Manin, e dimostrare la ricchezza della famiglia. La scala è stata realizzata sul retro del palazzo, in quanto la facciata principale dà sul canale, e non vi era lo spazio necessario per poterla realizzare.

Il progetto è attribuito a Giovanni Candi, che ha costruito un’opera di grande eleganza e raffinatezza. L’opera è costituita da due elementi collegati tra loro: un loggiato e una torre cilindrica. Il loggiato si apre all’esterno con grandi archi rinascimentali decrescenti in altezza. Il cuore della scala, costruito in pietra d’Istria, crea un unico monolite di 26 metri di altezza, attorno a cui sono infilati i gradini a spirale che con una colata di piombo dall’alto sono stati fissati.

La scala conduce, oltre ai vari piani del palazzo, al belvedere, dal quale si gode una vista unica su Venezia. La scala è stata oggetto di numerosi restauri, i primi risalgono alla seconda metà del XIX secolo, ma furono utilizzati metodi e tecnologie poco consone, per cui non ebbero buoni esiti. Negli anni ottanta del novecento fu fatto un nuovo restauro coordinato dall’architetto Mario Piana, che vinse il Premio Torta nel 1992, e la scala fu riportata a uno stato prossimo a quello originario.

All’interno del palazzo abbiamo potuto ammirare la tela “Il paradiso” di Jacopo Tintoretto: uno dei quattro bozzetti realizzati dal pittore per la grande tela che poi dipinse per la sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale.

Z3 IMG 20220206 WA0016Dopo una passeggiata attraverso le calli del centro storico veneziano, siamo giunti in Barbaria delle Tole, nei pressi della Scuola Grande di San Marco ora ospedale Santi Giovanni e Paolo, per visitare il complesso dell’Ospedaletto, composto dalla chiesa di Santa Maria dei Derelitti, dalla Scala del Sardi, dal Cortile delle Quattro Stagioni e dalla Sala della Musica. Era questo fino a pochi anni fa una grande casa di riposo, mentre ora è destinato a manifestazioni ed esposizioni d’arte.

Gli Ospedaletti furono la più antica istituzione di ricovero per anziani, vedove, orfani e indigenti creata a Venezia. La sua costruzione si fa risalire al 1517.

Il cortile delle quattro stagioni è così chiamato per le quattro statue che lo ornano, e veniva utilizzato dal coro delle “putte”: giovani fanciulle dalle grandi doti canore che per bravura rivaleggiavano con il Coro della Pietà diretto da Antonio Vivaldi. Nel 1777, per ospitare degnamente il coro, venne costruita la splendida Sala della Musica, affrescata da Jacopo Guarana.

La chiesa di Santa Maria dei Derelitti fu progettata da Andrea Palladio, mentre la facciata, riccamente ornata da statue e mascheroni, fu disegnata da Baldassarre Longhena, che intervenne anche all’interno della chiesa con l’aggiunta del tabernacolo all’altare maggiore. All’interno ci sono tele di Gambattista Tiepolo, di Jacopo Palma il Giovane e altri artisti. La chiesa è stata oggetto di importanti lavori di restauro pochi anni or sono, ma un incendio scoppiato nel cantiere alla fine dei lavori ha distrutto alcune tele, ha sporcato il soffitto, completamente affrescato, e ha compromesso l’impianto elettrico, pertanto saranno necessari nuovi interventi di restauro.

Un cenno particolare merita la monumentale Scala del Sardi, splendida scala a pianta ellittica che sale fino all’ultimo piano, progettata dall’architetto Giuseppe Sardi e poi completata dal Longhena.

Ecco alcune foto:

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