La mostra è probabilmente la più importante da quando a Palazzo Grassi a Venezia fu organizzata la grande mostra “Futurismo e futurismi” nel 1986. Indaga sulle origini del movimento, tanto che le prime opere del percorso espositivo appartengono piuttosto simbolismo (tra cui il capolavoro di Gaetano Previati “Il giorno sveglia la notte”) per passare poi alle opere dei veri protagonisti di questa corrente artistica che, ispirandosi al manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti del 1909, inneggiava alla velocità, al dinamismo, al progresso, alla modernità, al futuro.
Vediamo quindi le opere di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, nelle quali le forme sono sconvolte dal senso del movimento e della velocità, in un turbinio di forme e colori quasi inebriante. Ma è rappresentata anche l’architettura, con i disegni degli arditi edifici futuristi di Antonio Sant’Elia e Mario Chiattone, che ritenevano che le città dovessero essere oggetto di un continuo rinnovamento.
Abbiamo ammirato anche la scultura forse più famosa di Boccioni: “Forme uniche nella continuità dello spazio”, che rappresenta una figura umana in movimento, plasmata nelle forme dal senso della velocità, ma anche i collage di Fortunato Depero, le sculture di Medardo Rosso, le tele di Luigi Russolo ed Enrico Prampolini. Una mostra di grande interesse, che indaga un movimento che ha segnato profondamente l’arte italiana (e non solo) del primo Novecento.
La nostra guida, Paolo Pistellato, è stato come al solito una guida impeccabile, e ci ha intrattenuto per quasi due ore.