Gli Ingegneri Maurizio Pozzato e Mariano Carraro, Presidenti del Collegio e dell'Ordine, sottolineano che “i cambiamenti climatici sono alla base del fenomeno dell’incremento delle acque alte a Venezia, paradigma dei rischi che corrono tutte le aree costiere del pianeta, ma che in questa città, per l’insieme dei suoi elevati valori ambientali, paesaggistici, culturali, storici, evocano il culmine del rischio di perdita di un patrimonio che appare a tutti come insostituibile. E’ di tutta evidenza, quindi, la ragione per cui gli ingegneri veneziani hanno ritenuto di occuparsi di questo argomento”.
Dopo l’eccezionale acqua alta del novembre 2019, lo scorso 8 febbraio venne organizzato un partecipato convegno in Ateneo Veneto assieme al Consiglio Nazionale Ingegneri e alla Federazione Ordini Ingegneri del Veneto dal titolo: Acque Alte a Venezia: la soluzione MoSE
Il documento individua azioni che possono essere perseguite a livello locale e impegna l’Ordine e il Collegio a sostenerle, per quanto di proprio interesse o competenza, pur richiamando – necessariamente – analisi e obiettivi riguardanti la scala globale, tutte fondate su documenti, espressamente richiamati, redatti da Organismi e Istituzioni universalmente riconosciute. Appare tuttavia evidente come la dimensione del fenomeno non possa che investire la scala quanto meno nazionale, per la necessità di un cambiamento vero degli stili di vita cui siamo abituati.
“Ed è proprio forse questo il momento più adatto – evidenziano i presidenti Pozzato e Carraro– per perseguire tale cambiamento, cioè nella fase di progressiva uscita e auspicata definitiva dall’emergenza COVID-19 poiché molti comportamenti non possono più essere quelli di prima. Nel documento questo aspetto viene più volte sottolineato. E’ questa un’occasione che va colta per orientare il nuovo, auspicabile, sviluppo in un verso maggiormente sostenibile”.
La Commissione mista tra Collegio e Ordine “Climate Change” è costituita dagli Ingegneri: Sandro Boato, Luca Campanile, Sebastiano Carrer, Massimo Corò, Nello De Giulio, Alvise Fiume, Achille Gastaldello, Alberto Iaderosa, Massimiliano Mazzarotto, Marino Mazzon, Angela Mejorin, Osvaldo Pasqual, Alessandro Pattaro, Luca Pozzato, Paolo Simon Ostan, Riccardo Tolomio, Christian Trevisan.
Nel frattempo, in seno all’Ordine Ingegneri, sta procedendo l’attività di un’altra Commissione mista tra Collegio e Ordine in merito a “MoSE e acqua alta”.
Per scaricare il documento “Posizione di Collegio e Ordine Ingegneri Venezia sul cambiamento climatico”:
Sintesi del documento:
L’”acqua granda” che ha colpito Venezia a novembre 2019, con danni ingenti sofferti dalle persone, dalle cose e dal territorio, ben rappresenta la metafora del futuro che attende l’umanità nei prossimi decenni, una volta rotto un equilibrio essenziale. Mentre invece è tutta la storia di Venezia, caratterizzata per un millennio dal perseguimento lucido, razionale, modernissimo, di una accurata e consapevole gestione dell’equilibrio fra governo e territorio, a indicare quel che l’umanità dovrebbe fare oggi per garantirsi la sopravvivenza. Il piccolo libro “Venezia e le Acque, una metafora planetaria”, di Piero Bevilacqua, ne è una sintesi straordinaria e illuminata.
Da tali considerazioni prende origine questo “position paper”, che rappresenta la posizione del Collegio e dell’Ordine degli Ingegneri di Venezia sul tema del Cambiamento Climatico, un processo in atto da tempo e chiaramente originato dalle attività umane e dallo sfruttamento delle risorse naturali del Pianeta oltre i limiti della sostenibilità.
Per ragioni eminentemente territoriali questo documento si rivolge all’opinione pubblica e agli Amministratori della Regione del Veneto. Tuttavia, per l’importanza e la globalità del fenomeno, esso guarda anche al Governo nazionale, quale organo regolatore del futuro dell’Italia. Futuro che, su questo tema in particolare, non può essere realizzato senza un forte coordinamento con l’Europa e, attraverso questa, con i Governi degli altri continenti.
Questo documento viene presentato mentre in tutto il mondo è in atto un terribile stato di crisi dovuto alla pandemia del Covid 19 e durante la saturazione mediatica conseguente. Ma la problematica del rischio di pandemie, messa in luce dall’UNEP già dal 2015, si affianca al tema del Cambiamento Climatico: ambedue hanno origine dalle attività umane, e questo non fa che rafforzare, se mai ce ne fosse bisogno, la necessità di produrre proprio adesso questa presa di posizione.
La tesi sostenuta in questo documento è riassumibile nei seguenti punti:
- La temperatura del pianeta sta aumentando ad una velocità estrema rispetto ai ritmi naturali della Terra. La ragione risiede nelle emissioni di gas serra dovute alle attività umane, fra cui la CO2 che, dopo aver oltrepassato solo nel 1950 la soglia mai superata negli ultimi 800.000 anni di 300 ppm, è aumentata del 30% in soli 70 anni: ora è a 410 ppm e cresce ancora.
- Quanto accadrà in questo secolo, delle emissioni e della temperatura del pianeta, e quindi del Cambiamento Climatico, dipenderà soltanto dalla capacità dei Paesi del mondo di coordinarsi seguendo strategie precise, volte a ridurre drasticamente le emissioni e a rivedere profondamente i sistemi economici in un quadro di sostenibilità rispetto alle risorse residue del Pianeta. Tutta l’umanità, ovunque, è infatti esposta alle ripercussioni drammatiche di questo fenomeno.
- L’ONU e gli Enti internazionali da essa creati, fra cui l’IPCC (International Panel on Climate Change), hanno prodotto rapporti qualificati, approfonditi ed esaustivi per inquadrare il problema, indicando sia i possibili scenari di aumento della temperatura, sia le aree strategiche da affrontare per la mitigazione e la sostenibilità, ipotizzando di non superare 1,5-2°C di aumento della temperatura media del pianeta. Nel contempo illustrano uno scenario peggiorativo di 3,2°C o più di aumento a fine secolo, i cui effetti appaiono davvero catastrofici.
- d) È il momento quindi di passare dall’analisi del problema, che non può certo arrestarsi, alla urgente implementazione delle strategie da seguire e dei percorsi operativi da realizzare. Ovvero cosa fare; entro quando; con che costi e con quali risultati.
- Si tratta di una problematica eccezionalmente complessa che purtroppo ha luogo in una realtà mondiale caratterizzata piuttosto da competizione fra Stati, anziché dalla indispensabile collaborazione. Ciò nondimeno è del tutto evidente che tutti i Paesi sono pienamente coinvolti e soggetti ai devastanti effetti del problema climatico: ed è la Politica ad avere il compito di prendere le giuste decisioni. A tale scopo essa deve disporre di ipotesi alternative, da analizzare comparativamente e approfonditamente, e rispetto alle quali scegliere, nell’interesse collettivo. In questo quadro, le risorse ingenti che si stanno mettendo a disposizione per rilanciare le economie post-coronavirus costituiscono, specie se integrate alle politiche del Green New Deal, una opportunità eccezionale per agire nella giusta direzione.
- Per consentire alla Politica di decidere, bene e presto, è quindi il momento di coinvolgere pienamente, nel novero degli scienziati, tecnici, economisti che si occupano attivamente di questi temi, anche gli ingegneri, o meglio la grande Ingegneria. Collaborando con le altre discipline l’Ingegneria è infatti, elettivamente, la disciplina in grado di analizzare obiettivi strategici, anche alternativi, per identificare le possibili azioni da intraprendere, definendone la fattibilità, i tempi, i costi, i risultati e gli impatti considerando tutto il ciclo di vita.
- L’Ordine e il Collegio degli Ingegneri pertanto offrono la collaborazione dell’Ingegneria e sollecitano le strutture di Governo, locale e centrale, a sviluppare opportuni studi di sistema volti a elaborare le ipotesi di percorso necessarie a prendere decisioni motivate, volte a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità di un futuro possibile che, davvero, riguarda tutti.
Questo “position paper” esprime affermazioni che trovano la propria credibilità nel sistematico riferimento a fonti ufficiali, autorevoli, qualificate e verificate. Esiste infatti una sterminata mole di lavori e riguardano tutte le discipline. Non manca certo la conoscenza dei fenomeni e una adeguata capacità di previsione, né mancano innumerevoli studi sulle azioni da perseguire. Si tratta, dunque, di scegliere fra le tante ipotesi e suggerimenti e saper disporre le varie azioni “in fila”, dando a queste la giusta priorità. Si tratta di un compito non facile ed è per questo che il “metodo” dell’Ingegneria può risultare molto utile.
La tesi sostenuta si sviluppa attraverso quattro sezioni che, nella coscienza di discutere di un problema di eccezionale complessità, sono necessariamente molto schematiche:
- Lo Scenario. Viene descritto in senso ampio lo scenario della situazione climatica in cui il mondo si trova, ritenendo utile disporre di una base condivisa se pur sviluppata in estrema sintesi e provando ad affrontare la molteplicità delle sue implicazioni. Sono descritti la variazione del clima e le previsioni; vengono citati alcuni dei numerosi rapporti emanati dall’IPCC, dall’UNEP e da altri Enti, le azioni intraprese dall’ONU, dalla Commissione Europea e dallo Stato Italiano.Vengono menzionati i fenomeni mediatici in atto e constatato come l’opinione pubblica sia oggettivamente disorientata, se non addirittura non ancora cosciente della rilevanza della questione. Viene altresì menzionato il problema della coesione internazionale, elemento indispensabile per affrontare efficacemente la crisi. Non manca il riferimento alle pandemie associate al cambiamento climatico, prima delle quali il Coronavirus, e ai loro effetti aggiuntivi sull’economia.
- La sfida planetaria. L’umanità, e per essa i Governi, ha di fronte un compito immane, immediato, complesso, costoso, ma affrontabile, alla condizione che il mondo capisca di avere un obiettivo comune intorno al quale radunare coerentemente tutte le forze. Vengono citate alcune delle strategie che dovranno essere messe in atto a livello mondiale per contrastare il fenomeno: la riduzione delle emissioni; i cambi di paradigma da realizzare nella produzione di energia e nei trasporti e nell’economia stessa; i costi che si devono sostenere; la revisione del concetto di crescita in relazione alla sostenibilità dello sviluppo, o meglio del progresso. Il tutto in presenza delle difficoltà della Politica nell’affrontare le scelte dovute e urgenti; senza dimenticare il tema del coinvolgimento dei cittadini, che devono essere messi in condizione di capire ed esprimersi.
- La sfida nazionale e locale. Il documento si concentra sulla questione in una ottica nazionale e veneta. L’Italia e in particolare il Veneto, dove l’Ordine e il Collegio hanno sede, dovranno implementare le stesse azioni efficaci a livello sovranazionale e planetario ma, data la realtà peculiare dei territori, queste andranno modulate in modo specifico e di concerto. Un evidente esempio riguarda la costa veneta, con Venezia, che si trova in una situazione particolarmente delicata in relazione all’innalzamento del mare.
- La posizione del Collegio e dell’Ordine. La quarta sezione esprime, come conseguenza delle argomentazioni precedenti, la posizione dell’Ordine e del Collegio degli Ingegneri di Venezia. L’Ordine e il Collegio fanno proprie le indicazioni dell’ONU e dell’IPCC e, soprattutto, ritengono sia tempo di passare con decisione alla definizione delle azioni operative da mettere in atto, a medio e lungo termine. Allo scopo si ritiene utile mettere tempestivamente a disposizione delle Amministrazioni e dei Governi le capacità multidisciplinari dell’Ingegneria, tra le quali il proprio “mestiere” e cioè la capacità di collaborare con le altre discipline per fare sintesi, studiare le alternative strategiche e produrre i progetti strategici e operativi da attuare, analizzandone la fattibilità, le attività, i costi, i risultati, gli impatti attesi. Questi progetti dovranno essere improntati alla politica del Green New Deal lanciata dalla Commissione Europea, alle tecnologie volte a una decisa decarbonizzazione, alla riduzione dei consumi di energia e di materia, per garantire una vita dignitosa a, letteralmente, la generazione dei nostri figli, perché di questo si tratta. In questo quadro si presenta una irrinunciabile opportunità, offerta dalle risorse ingenti messe in campo per il rilancio economico post-coronavirus.